Here we go again.
Sull’intervista ad ABBAV: penna blu e qualche domanda
Ormai sembra diventato un appuntamento quello con le dichiarazioni di ABBAV (associazione che riunisce i gestori di Bed & Breakfast, Locazioni Turistiche, Guest House e di altre forme di ricettività alternativa in Veneto). L’ultima uscita pubblica è affidata ad un’intervista di Vera Mantengoli, pubblicata sulla Nuova Venezia del 2 ottobre 2021, nella quale la presidente dell’associazione parla di una «situazione drammatica» del settore, con tariffe calate del 30% e assenza di prenotazioni per ottobre.
Se torniamo ancora una volta a commentare le dichiarazioni di ABBAV non è per un nostro personale accanimento, ma perché le informazioni trasmesse dall’associazione continuano ad essere — come avvenuto più volte in passato — generiche, imprecise e talvolta fuorvianti.
Per noi di OCIO, che cerchiamo di promuovere un dibattito pubblico serio ed informato sulla questione abitativa a Venezia con dati e analisi rigorosi, intervenire per correggere o puntualizzare dichiarazioni e informazioni inesatte è parte fondamentale della nostra attività.
L’abbiamo fatto con il Comune, lo abbiamo fatto con ABBAV e lo faremo ogni volta che sarà necessario.
I punti dell’intervista che meriterebbero di essere chiariti sono i seguenti:
1) ABBAV dice di aver perso un centinaio di soci su 350 veneziani. Ma chi sono questi soci? Si tratta di titolari di strutture ricettive extra-alberghiere o semplici locatori turistici?
La differenza non è di poco conto — lo abbiamo già detto più volte, da ultimo qui. Basti ribadire che, mentre i primi faticano a riconvertire rapidamente la propria attività, i secondi possono semplicemente spostare l’immobile dal mercato turistico a quello residenziale: da Airbnb a Immobiliare.it con un click, magari impiegando le stesse foto nell’annuncio.
Questo ci pare giustifichi la mancata erogazione di sostegni alle locazioni turistiche con denaro pubblico — di cui ABBAV si lamenta da tempo, data la possibilità di ammortizzare le perdite con un rientro dell’abitazione nel mercato delle locazioni con finalità residenziale.
2) Quanti dei soci che hanno abbandonato l’attività hanno reimmesso il proprio immobile nel mercato residenziale? Con quale tipologia contrattuale? Sono informazioni interessanti, che ci permetterebbero di capire quanto la riduzione degli affitti brevi può portare effettivamente, nel lungo periodo, ad un aumento delle case disponibili per i residenti. Se si tratta, ancora, di contratti transitori, si capisce bene che l’obiettivo è aspettare che passi la crisi per poi tornare ai turisti.
3) ABBAV lamenta la necessità di abbassare le tariffe del 30%. Un numero che in verità ci dice ben poco. Sarebbe più utile capire l’impatto che la situazione ha avuto sui ricavi mensili. L’informazione anche qui sarebbe interessante, perché al momento ci sono solo stime approssimative della redditività della locazione turistica (ci si lamenta delle perdite, ma non si dice quanto si guadagnava). Qualche dato più preciso sul punto potrebbe non solo dare la misura della maggiore redditività rispetto alla locazione residenziale, ma potrebbe anche aiutare i decisori pubblici ad adottare incentivi e correttivi alle regole esistenti per rendere più vantaggiosa e competitiva la locazione di lunga durata.
4) Nell’articolo si afferma che «Dopo l’obbligo per le strutture ricettive di esporre il codice identificativo nell’edificio, ora arriva quello di inserirlo negli annunci web». Si fa riferimento alla banca dati nazionale delle strutture ricettive, finalmente introdotta qualche giorno fa, dopo anni di gestazione con decreto del neonato Ministero del Turismo.
La cosa sorprendente — qui non sappiamo se è ABBAV a parlare, non essendoci virgolettati — è che in realtà l’obbligo in Veneto c’è già almeno dal 2019 (L. reg. Veneto 19 giugno 2019, n. 23, recante “Disposizioni in materia di ricettività turistica”), tanto che qualche sparuto host si è già adeguato (la legge regionale parla di «codice identificativo … da utilizzarsi per pubblicizzare l’alloggio, anche su piattaforme digitali o siti internet di prenotazione ricettiva»). Il fatto che si “scopra” solo ora l’esistenza dell’obbligo fa sorgere qualche dubbio sull’efficacia dei controlli condotti finora.
5) In chiusura, si parla delle sanzioni che la Polizia municipale avrebbe erogato per la mancata esposizione del codice identificativo; si fa riferimento a divieti della Soprintendenza o del condominio che le autorità non avrebbero tenuto nella dovuta considerazione. Anche qui sarebbe interessante avere dei dati e dei numeri, perché altrimenti si rischia di scivolare nell’aneddoto. Quante sono state le sanzioni da parte delle autorità per il mancato rispetto dell’obbligo? Quante di queste sono effettivamente riconducibili alle problematiche evidenziate da ABBAV e quante invece sono il frutto della mera inosservanza della prescrizione? Se si considera che la norma ha lo scopo precipuo di far emergere l’abusivismo — che ovviamente impatta sulla disponibilità di case per i residenti — ben si capisce quanto sia importante ricostruire puntualmente numeri, caratteri e esiti dell’attività di controllo. Cosa che la dichiarazione di ABBAV non consente (ancora una volta) di fare.